martedì 14 luglio 2009

Censura?

Continua la telenovela del decreto Alfano, che si arrichisce di nuovi emozionanti (sono tutto un fremito...) colpi di scena. Sembra che il comma dedicato all'obbligo di rettifica finisca per colpire anche chi giornalista non è. Con la solita squisita competenza il legislatore avrebbe (il condizionale è d'obbligo) parificato la pagina di un quotidiano nazionale con la la homepage di un qualsiasi blog, come questo.
Chiariamoci, penso che un obbligo di rettifica debba esistere, troppe volte si è visto il "mostro sbattuto in prima pagina" finire assolto nell'indifferenza di una certa stampa che, al pari di certa magistratura, crede fermamente nel principio della condanna preventiva.
Troppe volte le responsabilità che gli organi di informazione hanno verso l'opinione pubblica viene "cattolicamente" (un "mea culpa", un pateravegloria e via, la coscienza è linda e pulita!) liquidata...
Non penso tuttavia che un blogger possa essere equiparato ad un giornalista solo dal punto di vista della responsabilità penale e non del privilegio di casta. Troppo facile, amici imbrattacarte (con simpatia, neh!).

E' vero: molti blogger hanno preso la pessima abitudine (dei giornalisti) di "sbattere il mostro in prima pagina". E sempre dai giornalisti hanno preso anche l'altra pessima abitudine di non rettificare, quando il "mostro" finisce per rivelarsi un innocente inciampato in qualche malinteso (o qualche burocrate troppo zelante). Le rettifiche, quando va bene finiscono in un trafiletto nella cronaca locale, tra la pensionata investita da un monociclo e la sagra del lumacotto farcito di S. Bernardo In Tanta Malora (Comune Denuclearizzato), ma di questi "peccatucci" dovrebbe essere la stampa tradizionale a fare il "mea culpa". Anche per averci insegnato come si fa.
Mi dispiace farlo notare alla retroguardia di "imbrattacarte", ma non c'erano blogger ai tempi di Sergio Moroni, di Gabriele Cagliari...
Adesso qualcuno vorrebbe proibirci l'anonimato, e qualcuno arriva a darci del "vigliacco". Peccato che il povero Grendel non ha e non può permettersi battaglioni di avvocati in stato di allerta permanente, non ha potenti e potentati a sponsorizzarlo, a dettargli i post (non articoli, si badi bene, "post"), per poi coprirlo quando le cose si mettono male (magari con l'aiuto di qualche burocrate "amico" o qualche magnate straniero con la mazzetta facile). Grendel non ha un partito a tutelarlo (e a pagargli lo stipendio). Nessun editore politicante e nessun politicante editore.
Grendel non ha fasci e corporazioni (o caste) a proteggerlo e a fare la voce grossa per lui, non ha nemmeno i privilegi che la legge accorda ai membri dei suddetti fasci e corporazioni (o caste).
Troppo facile, amici della retroguardia, darsi il coraggio dei leoni con le mutande di ghisa, perchè in questo paese dalla democrazia a corrente alternata i grandi e sacri principi finiscono dove cominciano le minacce (si badi bene, si parla di sole minacce) di azioni legali.
Quindi, con vostra buona pace, mi tengo l'anonimato e il server nel Wisconsin.

4 commenti:

Bisquì ha detto...

... mi tengo l'anonimato e il server nel Wisconsin

Anche io ^^ però il mio non è nello stesso stato del tuo ma in un datacenter sparso sulle due coste USA :)

Grendel ha detto...

Furrrrrrbo ;)

Maria Bloise ha detto...

A proposito di censura, questo poi è una cosa molto interessante..

http://girlinshortshorts.blogspot.com/?zx=e8afbe0c4716bf97

Attento quindi a non scrivere cosa opinabili :-D

Grendel ha detto...

Conosco ottime contromisure ;)