E' come dice Marino, Silvio B. è veramente un pericolo per la democrazia? Lui che possiede tutte le televisioni (ma non, evidentemente tutte le redazioni)? Lui che con "Lusinghe, minacce, promesse di beni materiali e immateriali" attira a sé parlamentari sprovveduti (come se non avessimo già visto ben altri spettacoli in passato, chi si ricorda dei "franchi tiratori" o della scissione di RC?). Lui che ha più o meno solide maggioranze (ottenute con il voto, è bene ricordarlo)?
E cosa vogliamo fare per arginare questo pericolo, magari farlo fuori a colpi di inchieste, cioè ribaltando negli uffici delle procure ciò che è stato deciso nelle urne? Oppure mandando dei cabarettisti al parlamento europeo, o magari anche all'ONU, a strillare il loro allarme?
Che fare contro Silvio B., "resistere, resistere, resistere" contro il dettato del popolo sovrano?
Ma è veramente un pericolo per la democrazia, questo Silvio B.?
Che i suoi governi siano scivolati molto al di sotto delle aspettative (e delle premesse) è un dato di fatto, basta dare un'occhiata alla propria dichiarazione dei redditi per accorgersene.
Le tasse più imbecilli e autolesioniste che questo paese catto-socialista sia riuscito a concepire sono ancora lì. E la pressione fiscale è obbiettivamente aumentata.
La frenesia alimentare che ha permeato certi ambienti fondamentalisti ha portato ad una lenta ma inesorabile restrizione di diritti civili che si credevano (dolorosamente) acquisiti e la preventiva negazione di altri, frenesia che però finisce sempre più frustrata dall'evidente conflitto con la legge fondamentale.
Gli "attentati alla giustizia" urlati pressochè quotidianamente sono in realtà un tentativo (goffo, diciamocelo) di portare la giustizia sui binari di uno stato di diritto.
Quindi, è veramente questo il pericolo per la democrazia?
Non è piuttosto il fatto che chi dovrebbe (vorrebbe) proporsi come alternativa, alternativa non è?
Perchè oltre a parlare di Silvio B. (facendogli peraltro da nauseante grancassa), a riempire enormi ed indigesti Cahier de doléances, altro non ho sentito fare o dire: non una proposta, una soluzione, non un programma, non una prospettiva, un'idea, un principio...
Oltre a Berlusconi il nulla.
Già, perchè una volta che avranno abbattuto, ghigliottinato, appeso a testa in giù l'odiato "uomo di Arcore", che cosa faranno questi soloni che ci scrutano con tecco censore e postura defecatoria da cartelloni che sono il trionfo del nulla?
Tireranno a campare, come hanno fatto i loro predecessori ed ex avversari. "Navigare a vista", o forse neppure quello.
Il nulla.
Un'intera classe politica morbosamente ossessionata da Berlusconi al punto di non vedere e non pensare nulla all'infuori di lui.
Ed è questo che gli elettori hanno tentato di fargli capire, punizione elettorale dopo punizione elettorale, ma loro non capiscono, non vedono, non sentono nulla all di fuori del loro dio/demone: Silvio Berlusconi.
Sempre e solo Silvio Berlusconi, nei secoli dei secoli.
Questo è il vero pericolo per la democrazia.
giovedì 30 settembre 2010
venerdì 17 settembre 2010
Game over
La cosa in realtà era visibile da tempo: chi mastica un po' di storia contemporanea, avrà riconosciuto quella che viene chiamata "la politica della cipolla". L'azione vera viene suddivisa in tante piccole azioni minori, come gli strati di una cipolla, che prese individualmente non destano eccessivo allarme e, soprattutto, sono indistinguibili nell'economia dell'obiettivo finale (la cipolla, appunto).
Allora si comincia con piccole azioni, per lo più delle provocazioni, tanto per vedere l'effetto che fa...
Ed ecco il velo nelle università nel 2007, bocciato dalla locale corte costituzionale circa un anno dopo, con il plauso (incredibile) della UE.
Poi arrivano le manovre militari con la Siria, arcinoto "stato canaglia" (e anche un po' figlio di indrocchia). In successione possiamo osservere il progressivo allontanamento da Israele, la Turchia che si fa avvocato di Hamas in Europa, e il tentato colpo di stato farlocco del febbraio di quest'anno. Manco a dirlo, a finire in manette sono stati degli alti gradi delle forze armate. Coincidenza (se così vogliamo chiamarla) vuole che in Turchia siano proprio le forze armate i garanti della laicità dello stato.
Mano a mano che ci si avvicina ad oggi la situazione precipita. Ecco il caso della "Gaza flottilla" carica di pacifisti tutt'altro che pacifici, con il contributo fondamentale di una cera IHH, organizzazione "umanitaria" che intrattiene relazioni pericolose con Hamas e al-Queda, bannato in Germania e la cui inclusione nella lista delle organizzazioni terroristiche è stata chiesta da più parti.
Ma l'"affaire" della flottiglia è un'ottima opportunità per gettare benzina sul fuoco dei rapporti già compromessi tra con Israele. La demagogia nazionalistica viene brandita a mo' di randello. Randello reso più robusto da tutti quei turchi che ci sono cascati. O a cui ha fatto comodo cascarci.
Ormai la cipolla è quasi completa, manca solo lo strato finale e una bella lucidata.
E lo strato finale è arrivato con il referendum di pochi giorni fa, referendum "democratico" caldeggiato purtroppo anche dalla UE, ancora una volta con invidiabile sfoggio di miopia.
Grazie al referendum, non solo i tribunali militari sono fuori giuoco, ma è stato stabilito un meccanismo perverso per cui la giustizia civile è sotto il controllo dell'esecutivo e per cui i militari sono ora soggetti alla giustizia civile. Un semplice esercizio aritmetico rivela come il baluardo della laicità dello stato voluto da Ataturk sia ora sotto schiaffo dell'esecutivo. Ovvero il partito di maggioranza. Ovvero il partito di Erdogan i cui comportamenti sono sempre meno limpidi e sempre più unidirezionali.
Anche i papisti di casa nostra si stanno accorgendo di quanto potrà essere (e sarà) grave la mancanza di una garanzia di laicità.
La via per l'ingresso della Turchia nel novero dei paesi fondamentalisti - di conseguenza anche in quel simpatico club non esclusivo conosciuto come "stati canaglia" - è ormai aperta, anzi spalancata.
Resta da capire se la miopia della UE sarà sufficeinte per spalancare anche le porte d'Europa a quella che rischia di diventare (e i presupposti ci sono tutti) la sorella scema della teocrazia terrorista iraniana.
Per quanto riguarda l'illusione di una Turchia laica e moderna, invece, è veramente finita.
Game over.
Allora si comincia con piccole azioni, per lo più delle provocazioni, tanto per vedere l'effetto che fa...
Ed ecco il velo nelle università nel 2007, bocciato dalla locale corte costituzionale circa un anno dopo, con il plauso (incredibile) della UE.
Poi arrivano le manovre militari con la Siria, arcinoto "stato canaglia" (e anche un po' figlio di indrocchia). In successione possiamo osservere il progressivo allontanamento da Israele, la Turchia che si fa avvocato di Hamas in Europa, e il tentato colpo di stato farlocco del febbraio di quest'anno. Manco a dirlo, a finire in manette sono stati degli alti gradi delle forze armate. Coincidenza (se così vogliamo chiamarla) vuole che in Turchia siano proprio le forze armate i garanti della laicità dello stato.
Mano a mano che ci si avvicina ad oggi la situazione precipita. Ecco il caso della "Gaza flottilla" carica di pacifisti tutt'altro che pacifici, con il contributo fondamentale di una cera IHH, organizzazione "umanitaria" che intrattiene relazioni pericolose con Hamas e al-Queda, bannato in Germania e la cui inclusione nella lista delle organizzazioni terroristiche è stata chiesta da più parti.
Ma l'"affaire" della flottiglia è un'ottima opportunità per gettare benzina sul fuoco dei rapporti già compromessi tra con Israele. La demagogia nazionalistica viene brandita a mo' di randello. Randello reso più robusto da tutti quei turchi che ci sono cascati. O a cui ha fatto comodo cascarci.
Ormai la cipolla è quasi completa, manca solo lo strato finale e una bella lucidata.
E lo strato finale è arrivato con il referendum di pochi giorni fa, referendum "democratico" caldeggiato purtroppo anche dalla UE, ancora una volta con invidiabile sfoggio di miopia.
Grazie al referendum, non solo i tribunali militari sono fuori giuoco, ma è stato stabilito un meccanismo perverso per cui la giustizia civile è sotto il controllo dell'esecutivo e per cui i militari sono ora soggetti alla giustizia civile. Un semplice esercizio aritmetico rivela come il baluardo della laicità dello stato voluto da Ataturk sia ora sotto schiaffo dell'esecutivo. Ovvero il partito di maggioranza. Ovvero il partito di Erdogan i cui comportamenti sono sempre meno limpidi e sempre più unidirezionali.
Anche i papisti di casa nostra si stanno accorgendo di quanto potrà essere (e sarà) grave la mancanza di una garanzia di laicità.
La via per l'ingresso della Turchia nel novero dei paesi fondamentalisti - di conseguenza anche in quel simpatico club non esclusivo conosciuto come "stati canaglia" - è ormai aperta, anzi spalancata.
Resta da capire se la miopia della UE sarà sufficeinte per spalancare anche le porte d'Europa a quella che rischia di diventare (e i presupposti ci sono tutti) la sorella scema della teocrazia terrorista iraniana.
Per quanto riguarda l'illusione di una Turchia laica e moderna, invece, è veramente finita.
Game over.
sabato 11 settembre 2010
Complimenti, ci siete riusciti.
"Il grande nemico della verità molto spesso non è la menzogna: deliberata, creata ad arte e disonesta - quanto il mito: persistente, persuasivo ed irrealistico. Credere nei miti consente la comodità dell'opinione senza il fastidio del pensiero."
J. F. Kennedy
Non bastavano i deliri dei complottisti - tutt'alpiù buoni per un manuale di psichiatria, se non si fosse trattato dei soliti "amerikani" - o quelli che, basandosi su ciò che viene definito "equivalenza morale", finiscono per addebitare agli USA stessi la colpa di quella che è - al di là di ogni ragionevole dubbio - una tragedia causata dalla barbarie.
Come dicevo l'anno scorso, grotteschi buffoni che hanno fatto miliardi facendo film, scrivendo libri, rilasciando interviste.
Ci volevano anche altri buffoni - perlopiù religiosi - che sfruttassero la tragedia per i loro fini.
Abbiamo visto i nostri chierici, i nostri atei devoti e laici genuflessi, fare leva sul supposto scontro di civiltà per fini squallidamente elettorali e per - in ultima analisi - comprimere quelle libertà che sono simbolo e motore della civiltà. Quella vera.
La novità, se così vogliamo chiamarla, di questo anniversario è il pretuncolo di provincia che minaccia di bruciare corani, la questione della moschea a ground zero e le solite orde di fanatici che bruciano bandiere americane - qualcosa che ormai ha acquisito la regolarità del rito dell'aperitivo.
In questo bailamme di discorsi, interviste, film, critiche, riferimenti ad "altri" 11 settembre, bandiere e libri bruciati ci siamo dimenticati di qualcuno e di qualcosa. Qualcuno e qualcosa che è rimasto sullo sfondo, annegato, annebbbiato, quasi scomparso.
La tragedia, le vittime.
Ricordare lo shock, il senso d'impotenza, rimanere ancora pietrificati di fronte a quelle immagini, quando si sentono le registrazioni delle ultime telefonate, i volti, le ombre di persone imbrattate dai calcinacci che si muovono come spettri nella nuvola di polvere...
Queste sono cose che solo noi, pochi sentimentali ricordiamo ancora, per gli altri c'è solo la cacofonia delle chiacchiere.
Complimenti, ci siete riusciti. Il mito ha vinto.
Anthony: "Hi, Daddy."
Kannuzo: "Hi, Anthony, how are you?"
Anthony: "Good."
Kannuzo: "A terrible thing happened, Anthony. Some very sick people."
Anthony: "Are they dead?"
Kannuzo: "Yeah."
Anthony: "So how many people got... [inaudible] are dead?"
Kannuzo: "Thousands, Anthony, thousands."
Anthony: "Daddy? What will happen...?"
Kannuzo: "Will you do me a favour, Anthony? Daddy's not home, so you are the big man in the house. So you help Mommy and keep her happy, okay?"
(Registrazione dell'ultima telefonata dell'agente Kannuzo al figlio, 11 settembre, 2001)
J. F. Kennedy
Non bastavano i deliri dei complottisti - tutt'alpiù buoni per un manuale di psichiatria, se non si fosse trattato dei soliti "amerikani" - o quelli che, basandosi su ciò che viene definito "equivalenza morale", finiscono per addebitare agli USA stessi la colpa di quella che è - al di là di ogni ragionevole dubbio - una tragedia causata dalla barbarie.
Come dicevo l'anno scorso, grotteschi buffoni che hanno fatto miliardi facendo film, scrivendo libri, rilasciando interviste.
Ci volevano anche altri buffoni - perlopiù religiosi - che sfruttassero la tragedia per i loro fini.
Abbiamo visto i nostri chierici, i nostri atei devoti e laici genuflessi, fare leva sul supposto scontro di civiltà per fini squallidamente elettorali e per - in ultima analisi - comprimere quelle libertà che sono simbolo e motore della civiltà. Quella vera.
La novità, se così vogliamo chiamarla, di questo anniversario è il pretuncolo di provincia che minaccia di bruciare corani, la questione della moschea a ground zero e le solite orde di fanatici che bruciano bandiere americane - qualcosa che ormai ha acquisito la regolarità del rito dell'aperitivo.
In questo bailamme di discorsi, interviste, film, critiche, riferimenti ad "altri" 11 settembre, bandiere e libri bruciati ci siamo dimenticati di qualcuno e di qualcosa. Qualcuno e qualcosa che è rimasto sullo sfondo, annegato, annebbbiato, quasi scomparso.
La tragedia, le vittime.
Ricordare lo shock, il senso d'impotenza, rimanere ancora pietrificati di fronte a quelle immagini, quando si sentono le registrazioni delle ultime telefonate, i volti, le ombre di persone imbrattate dai calcinacci che si muovono come spettri nella nuvola di polvere...
Queste sono cose che solo noi, pochi sentimentali ricordiamo ancora, per gli altri c'è solo la cacofonia delle chiacchiere.
Complimenti, ci siete riusciti. Il mito ha vinto.
Anthony: "Hi, Daddy."
Kannuzo: "Hi, Anthony, how are you?"
Anthony: "Good."
Kannuzo: "A terrible thing happened, Anthony. Some very sick people."
Anthony: "Are they dead?"
Kannuzo: "Yeah."
Anthony: "So how many people got... [inaudible] are dead?"
Kannuzo: "Thousands, Anthony, thousands."
Anthony: "Daddy? What will happen...?"
Kannuzo: "Will you do me a favour, Anthony? Daddy's not home, so you are the big man in the house. So you help Mommy and keep her happy, okay?"
(Registrazione dell'ultima telefonata dell'agente Kannuzo al figlio, 11 settembre, 2001)
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